La necessità di un “Piano strategico per lo sviluppo dell’Isola d’Ischia” per promuovere crescita e quindi lavoro, innovazione e benessere è da tempo una nostra convinzione, già espressa nel 2003 con una apposita proposta trasmessa ai Sindaci ed alle categorie economiche e sociali. Non è dunque una novità. Ne ho parlato anche in un altro articolo pubblicato sul sito www.progettoischia.it. Ma nulla è mai cambiato nella programmazione isolana, anzi continuano a mancare una vision condivisa di futuro, obiettivi, progetti e speranze. Si vive alla giornata, si amministrano le emergenze e si assiste rassegnati ad una cultura isolana omertosa che non riesce a reagire neanche di fronte a ripetuti fatti che ne danneggiano l’immagine e rendono il futuro sempre più incerto. Nessuna reazione. Si continua, come al solito, nella gestione quotidiana del possibile senza orgoglio e senza ambizione, tanto si è convinti che nulla cambierà, in una sorta di profezia negativa che così si contribuisce ad avverare.
Nel 2003 nella proposta di Piano strategico di Progetto Ischia riportai la domanda che feci ad un turista: “Come vede l’Isola d’Ischia?” E questa fu la risposta: “Sbandata. Probabilmente la sua frammentazione ne è una causa. Non ci si rende conto del modo autentico di abitare il presente. È un’isola che dimostra di non capire come va il mondo.” Questa percezione dell’Isola rimane tale ancora oggi. Per superarla, serve pretendere dagli isolani uno scatto di orgoglio, una reazione straordinaria che ponga fine a questo stato di incoscienza. La fiducia che porta alla crescita economica, sociale e culturale viene dalla consapevolezza dei problemi e dalla volontà di volerli affrontare. Il Piano strategico potrebbe essere lo strumento utile per prenderne coscienza e unire la maggioranza degli isolani.
“L’intento futuro – dice Brian Tracy – influenza e, non di rado, determina le azioni presenti”.
Per questo facciamo ancora appello alle istituzioni locali, alle categorie economiche e sociali, all’associazionismo ed ai cittadini isolani a muoversi ed attivarsi per uscire da questa inerzia dannosa per chi vive l’Isola oggi e per chi la vivrà domani.
È vero anche che c’è estremo bisogno di una nuova politica. Anche questo lo dicevamo nel 2003. Parliamo di una politica che sappia individuare nuovi traguardi, elaborare piani credibili per raggiungerli e condividerli con tutte le parti sociali. La politica che chiede anche sacrifici, ma che sa dimostrare il ritorno che può derivare a tutti da tali sacrifici. La politica che sa difendere gli interessi legittimi senza farsi condizionare dalle lobby.
Questa politica ha bisogno di leader competenti, coraggiosi e creativi, ma ha bisogno soprattutto di una classe dirigente diffusa sul territorio e impegnata, ciascuno nel suo ruolo, a servizio di un progetto chiaro e condiviso, con la consapevolezza che la crescita è responsabilità di tutti e che solo facendo squadra si crea la fiducia necessaria allo sviluppo di una comunità. La sfida che ancora ci aspetta è di creare una classe dirigente con forti valori e strategie condivisi. Ci vuole un grande impegno ed un ambizioso piano strategico.